Quando si parla di casa, il risparmio di denaro e il taglio delle spese vengono spesso al primo posto: che si tratti di lavori di ristrutturazione o la scelta di nuovi arredi, tutti noi cerchiamo di spendere il giusto, limitando dove possibile e trovando i migliori compromessi fra qualità e prezzo.
Esiste, però, un tipo di intervento per il quale non è possibile né giusto parlare di risparmio: la bonifica dell’amianto.
Ecco perché.
Bonifica dell’amianto: a che punto siamo?
La legge che ha decretato definitivamente la necessità e l’obbligo di eliminare per sempre l’amianto dalle strutture pubbliche e private è la Legge 257 del 1992: i provvedimenti sarebbero dovuti partire da subito, rendendo possibile in pochi anni l’eliminazione completa di questo pericoloso materiale.
In realtà la situazione odierna è ben diversa da quella prospettata e sperata: secondo un recente studio, dei quasi 300mila edifici potenzialmente interessati dagli interventi, in oltre 26 anni solo poco meno di 7mila sarebbero stati effettivamente bonificati.
Questo dato si traduce con uno spaventoso 2,5% del totale.
Inesistente è, per altro, un censimento affidabile e preciso delle strutture da modificare: ben sei regioni del nostro paese non hanno mai inviato i rilevamenti sul territorio, rendendo ogni calcolo una semplice stima per difetto.
Almeno 20mila siti industriali, 50mila edifici pubblici, 214mila edifici privati, 65mila coperture e 18mila manufatti di altro tipo sarebbero, quindi, solo una parte del problema, realisticamente molto inferiore al numero effettivo di aree caratterizzate dalla presenza di eternit.
Esistono, quindi, ancora tantissime case, scuole e aziende, molti negozi ed edifici comunali, intere strutture e caseggiati da bonificare!
Bonifica dell’amianto: perché e come
L’amianto è un minerale molto particolare, caratterizzato da fibre piccolissime: utilizzato massicciamente nel settore edilizio, tende – nel tempo – a usurarsi e a sfaldarsi, liberando nell’aria particelle minuscole, facilissime da inalare.
Le fibre si depositano all’interno dell’organismo, causando – nel lungo periodo – danni anche molto gravi in particolar modo al sistema respiratorio: si stima che ogni anno ci siano almeno 20mila nuovi casi di mesotelioma maligno, una forma di tumore particolarmente aggressiva (si prevede, però, la possibilità di nuovi picchi, causati dalla lunga latenza di questo tipo di patologie e dall’esposizione che, apparentemente, è difficilissima da evitare).
Che cosa fare, dunque?
In caso di dubbio, è bene fare riferimento a dei professionisti del settore: aziende specializzate nella bonifica dell’amianto, che sapranno valutare ogni caso e indicare l’intervento giusto a seconda delle esigenze e delle condizioni del materiale da trattare.
Bonifica e incapsulamento
Il trattamento dell’eternit non procede sempre e solo per un’unica via.
Le fasi iniziali di lavoro sono più o meno sempre le stesse: gli specialisti effettuano un primo sopralluogo, determinando la quantità di materiale sospetto da trattare, la sua condizione e la sua posizione.
Identificato il problema, decideranno se procedere con un confinamento o con un incapsulamento: nel primo caso, verrà installata una sorta di barriera protettiva, che separerà l’amianto dal resto dell’area (in genere piuttosto circoscritta); nel secondo, l’eternit verrà completamente ricoperto da materiali speciali, ideali per “chiudere” le fibre ed evitare la loro circolazione nell’aria. Questo rivestimento funziona, quindi, da vero e proprio contenimento.
In alcuni casi, però, potrebbe essere necessario intervenire con attività definitive, cioè con una vera e propria rimozione: questo trattamento è risolutivo ed è – per questo motivo – anche il più diffuso. L’eternit viene, in questo terzo caso, prelevato con cautela, imbustato ed etichettato secondo le normative vigenti, per essere inviato a chi smaltisce specificatamente (e una volta per tutte) questo tipo di manufatti.
La bonifica dell’amianto non è, quindi, un passaggio che si può saltare e ignorare o che si può risolvere con un rischiosissimo intervento fai da te: l’unico modo per garantire l’assoluta sicurezza delle strutture private o pubbliche è contattare chi – per mestiere e con esperienza – tratta solo questo tipo di materiale, gestendolo nella maniera corretta, a norma di legge.
Questo intervento, quindi, non può essere pianificato tenendo presente solo il risparmio: va, piuttosto, effettuato con la sicurezza che ogni attività servirà a far vivere più sicuri noi e gli altri!